Macerata e dintorni

Sono quasi quattro anni che pratico capoeira,e sin dal primo anno ho iniziato a godermi le trasferte, a buttarmi in realtà capoeristicamente molto differenti dalla nostra, soprattutto per la quantità dei praticanti e quindi per la grandezza dei gruppi.
 
La mia prima trasferta fu proprio a Macerata. Ricordo con molto affetto quello stage. Avevo da poco preso la corda verde, ed ero ovviamente fomentatissimo, tutto preso da questa arte di cui ancora capivo pochissime cose. Fu anche l’anno in cui venne coniato il nome di "Precariato Marconi". Eravamo in venti della nostra palestra, e tutti e venti finimmo a casa di quel santo di Marco, un ragazzo che avrebbe preso la prima corda solo il giorno dopo, e che già si era trovato alla mercé di una ventina di scalmanati romani che non avevano la minima intenzione di dividersi per quella notte. Fu così che, volente o nolete (TUTTI A CASA DE KOJAK TUTTI A CASA DE KOJAKYYYYY ) il buon Kojaky ci ospitò a tutti quanti, e si ritrovò il salone trasformato in un tappeto di corpi e di sacchi a pelo.
 
I due anni successivi, poi, ci siamo gestiti la cosa in maniera diversa, accampandoci direttamente sulla spiaggia, godendoci il mare la mattina presto (due anni fa) e l’acqua e il freddo (l’anno scorso, oltre a quei due simpaticissimi soggetti che hanno suonato la pizzica tutta la notte mentre in 20 gli mandavamo i morti…). Ovviamente quest’anno sarà la stessa cosa, eppure l’altro ieri mi sono ritrovato di nuovo li, per una lezione di Sandro, e siamo stati ospitati nuovamente, a tre anni di distanza, da Kojaky. Tutto bellissimo: ho trovato una colazione che neanche mia madre ladomenicamattina mi fa trovare (non mene voglia mamma); ho riso a crepapelle per le cazzate di Luca e Vincenzo; ho giocato, cantato e suonato nella roda di Macerata (in realtà eravamo a Civitanove Marche, ma tant’è). Insomma, non mi sono annoiato un attimo.
 
Capoeira è anceh questo. Come dicevamo con Kojaky domenica, è grazie alla capoeira che ho conosciuto così tante persone con le quali, in un modo o nell’altro, ho legato, da Macerata a Cagliari, fino alla stessa Capitale. Persone fantastiche, alcune delle quali consideroveri e propri fratelli e sorelle. Quindi quando dico che capoeira é minha vida, non lo dico tanto per dire.
 
Boa noite gente.
 
 
PS – Auguri a tre persone che, in questo week end fuori dalla Città Eterna, hanno ricevuto il loro apelido: Bambù, Geléia e Alceu Valença
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Una risposta a Macerata e dintorni

  1. Jennyve de Lourdes ha detto:

    Eù so Gelèia!!!!
    Bella Scooby, piano piano imparerò il portoghese scritto e parlato…già ho fatto tanto per l\’italiano….cmq è proprio vero, questa capoeira quando ti prende…ti prende e basta…ti rimane nella testa, nel cuore…anche nei muscoli (maledetto acido lattico). Ho già fatto una capoccia così ai miei amici dell\’università con questa trasferta di Macerata e del mio apelido, stanno ancora ridendo perchè glielo dico troppo fomentata l\’apelido…perchè devi anche impostare la voce e ammiccare quando dici:" Gelèia"…mica lo dici normalmente!!!!Cmq bellà fratè..è proprio vera questa storia…oltre ai mia sorella e fratello di sangue…ora ne ho altri di affetto/cuore!!!Va bene allora, basta con queste smancerie….ritorno a lavorare e ti saluto….tanto ci meniamo domani!

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